martedì 7 febbraio 2017

Bivacco Busa delle Dodese (altipiano di Asiago)

Camminata fino al bordo dell'altopiano di Asiago, con in mente Cima Dodici, dove passava il confine fra l'Impero giallo-nero e il Regno bianco-rosso-verde.
Bivacco Ruggero Lenzi alla Busa delle Dodese
Molti racconti di Mario Rigoni Stern sono ambientati da queste parti: storie di guerra e di confini, di emigrazione e contrabbando, di boscaioli e cacciatori e bracconieri, di bombardamenti e ricostruzione, occupazione e resistenza. Ma per meglio orientarsi nell'altopiano bisogna sapere anche delle trincee di "Un anno sulll'altipiano" e delle malghe dei "Piccoli maestri".



Bivacco Ruggero Lenzi alla Busa delle Dodese
Dal ciglione dell'altopiano verso Borgo Valsugana e la lunga catena dei Lagorai.
Vedi le altre foto in Google Photo.
I monti di Asiago prendono quota lentamente, dapprima boscosi, poi coperti da praterie alpine che più in alto ancora diventano aride ondulazioni carsiche punteggiate dalle macchie scure dei mughi.
I monti dell'altipiano sono attraversati da un rete di strade militari costruite durante la prima guerra mondiale e ancora in ottimo stato.
Una risale la Val Galmarara, puntando con decisione verso Nord., fino alla Cima Dodici, la cima più alta della cresta rocciosa che domina la Valsugana e fronteggia i
GPS Bivacco Ruggero Lenzi alla Busa delle Dodese
Risalendo la Val Galmarara si incontrano due bivacchi e due ricoveri che possono
tornare utili in caso di maltempo.
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
Lagorai.
👉Dal parcheggio di Galmarara ci teniamo su una di esse fino al Bivio Italia, una passeggiata  turistica su terreno aperto e a pendenza costante. Dal bivio alle spalle del casotto di pietra pomposamente battezzato "bivacco" prendiamo il sentiero per Cima Dodici, ma aver dimenticato i ramponcini dobbiamo fermarmi poco sotto la croce di vetta (quella in ferraccio, il "ferozzo" ricordato in un bel racconto di Mario Rigoni Stern e tutt'ora presente nella cartografia
ufficiale dell'Istituto Geografico Militare di Firenze).
Se salendo pensavamo al confine di Cecco Beppe durante la discesa pensiamo ai traffici di mare di Venezia la Dominante.

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 1.620 (parcheggio)
Quota massima raggiunta: m 2.251
Dislivello assoluto: m 630
Dislivello cumulativo in salita: m 883
Dislivello cumulativo in discesa: m 883
Lunghezza con altitudini: km 17,5
Tempo totale netto: ore 5:15 AR
Difficoltà: E

Descrizione del percorso: la traccia GPS toglie ogni problema di orientamento e rende superflua la descrizione dettagliata.

Come arrivare: si percorre la strada provinciale SP349 che collega Passo Vezzena ad Asiago fino alla diramazione su strada bianca per la Val Galmarara (poco evidente, piccolo cartello segnaletico) e da qui si sale su fondo dissestato fino al parcheggio auto posto nei pressi di Malga Galmarara.

3 commenti:

  1. Che belle foto, e che bella giornata, che periodo era? Il nome Ferozzo però non c'entra niente con ferro, l'etimologia è molto antica, Cimbra o addirittura Celtica.

    RispondiElimina
  2. Ciao Livio. Le foto sono del 6 dicembre.Strano, del racconto di Mario Rigoni Stern m'era rimasta quell'impressione circa il nome. Tu sai qualcosa circa l'etimologia? A proposito, visto che il bivacco è della SAT di Borgo cioè quasi "tuo", sai dirmi come funziona la faccenda dell'acqua d'estate? Mi ricordo che c'era un bidone con l'acqua piovana. E' ancora così?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si trova parecchio in rete sull'etimologia dei luoghi cimbri, ma spesso non sono studi autorevoli e danno conclusioni scontate e fuorivianti. Questo (http://perpendiculum.iobloggo.com/67/toponomastica-del-territorio-dei-sette-comuni-confusione-e-false-etimologie/&cid=427726) è un articolo più affidabile, in cui si confuta la tesi, cara anche a Mario Rigoni Stern, che Ferozzo derivi dalla dea cimbra Freya, e in cui però non si azzardano altre ipotesi. Ma vuoi che i cimbri non avessero dato un nome alla loro cima più alta? E le popolazioni prima di loro?
      L'acqua al baito la prendiamo dal tetto, una falda scarica nel bidone e l'altra in una cisterna sottoterra. Per ovvie ragioni ogni anno si scollega tutto in ottobre e si ripristina a giugno. La fonte più vicina è il Fontanello Cuvolin a mezzora di cammino.

      Elimina